Oggi tutto va ben, madama la marchesa. Non si vede l’ora di sortir di casa. D’assaporare i dispiaceri altrui, di ridere delle disgrazie degli altri. Questa umanità non si rende ancora conto d’essere parte di una storia. Che ogni cosa che viviamo è solo un racconto. Carnefice e vittima recitano ruoli vicendevolmente intercambiabili, e vivere come morire sono le uniche certezze, tutto il resto è aleatorio ed emendabile.
Gino ha 30 anni, è laureato in fisica con il massimo dei voti (summa cum laude) e vive in un grande città del centro Italia. Ha fatto migliaia di domande ad aziende, ha partecipato ad innumerevoli concorsi, ha cercato lavoro in lungo ed in largo. Un lavoro all’università gli è precluso per motivi di censo (suo padre è un ferroviere in pensione), la scuola non ha bisogno di lui, le aziende altamente tecnologiche assumono genietti inglesi, tedeschi o giapponesi perché sono molto più trendy di Gino. Le donne lo snobbano perché non veste figo, non può permettersi che una bici scassata perché non ha il becco d’un quattrino, le vacanze le passa sempre tra i giardinetti ed il televisore. Ieri Gino ha preso una scala. Quindi è salito su d’una grande quercia al centro della sua città ed ha imbracciato un megafono. Poi ha iniziato ad urlare: “Voglio un lavoro! Voglio un lavorooo! Voglio un lavoroooo!”. Dopo pochi minuti sono giunte sul posto due pattuglie della Polizia ed una gazzella dei Carabinieri. Gino è stato arrestato. Su di lui sta indagando la Digos, poiché il suo gesto ha una innegabile evidenza politica. Dopo 8 ore d’interrogatorio è stato rilasciato. Sul suo conto è stato aperto un fascicolo in Procura. Nel suo gesto è evidente l’intento sedizioso, la sfida allo stato, l’aggressione alle istituzioni. Il fatto che Gino sia laureato è l’aggravante che potrebbe dimostrare la sua appartenenza a gruppuscoli della disobbedienza sociale. Ai genitori è stato detto d’iniziarsi a fare il segno della croce, perché c’è carne sul fuoco per un bel processo, e gli avvocati penalisti costano.
Un gruppo di studenti universitari ha trascorso pochi giorni fa una notte di bisbocce nei locali di Testaccio, a pochi passi dai costoni del Tevere. Era notte fonda, forse intorno alle quattro, quando uno del gruppo ha invitato gli amici a scendere lungo le scalinate di pietra che costeggiano il fiume. Ivan ha domandato a Pietro cosa si sentisse. Il giovane ha risposto “voglio andare vicino al fiume, mi viene da rimettere”. Erano tutti lì ammutoliti, guardavano il lento scorrere delle acque, e poi l’affiorare d’una grossa tartaruga d’acqua dolce. Il Tevere a quell’ora puzza di mare, pare sia il respiro delle alghe. Ad un certo punto un rumore ha attratto l’attenzione dei ragazzi. Dopo poco una vecchia bicicletta ha fatto capolino sotto la luce gialliccia dei grandi e fiochi lampioni. Una biciclo con freni a bacchetta, che forse percorre Roma dagli anni ‘30. Sopra vi sedeva un tipo originale: abito nero sdrucito, cappello a cilindro, barba e capelli incolti. L’uomo, d’età indecifrabile, impugnava contemporaneamente manubrio ed un grosso bustone di plastica. Di tanto in tanto estraeva un pezzo di pane bagnato e lo lanciava a ciurme di zoccole che chi correvano incontro. Il gesto si consumava con cotanta eleganza da lasciare ammutoliti i giovincelli. Ad un certo punto Pietro prese coraggio, andò incontro all’uomo. “Ciao, io sono Pietro. Ho sentito parlare di te da amici e gente più grande. Tu sei er Toparo de Roma. Forse è inutile che ti parli di decoro urbano o d’igiene pubblica. Potresti dirmi perché lo fai?”. L’uomo fermò la bici, fissò il ragazzo con il suo gotico sopracciglio e, in perfetto italiano e senza alcuna inflessione, sentenziò “per profondo disprezzo verso l’umanità”.
Ruggiero Capone
giovedì 16 ottobre 2008
mercoledì 15 ottobre 2008
Cari potenti, leggete la parabola dei talenti
La storia delle società, scriveva Cechov, è la storia di come si viene incarcerati. Va aggiunto che ancor oggi la ricchezza di pochi si costruisce (nel nostro mondo) sempre e soltanto sulle tante povertà di tanti. Parimenti, le libertà delle classi alte sono da sempre state in contrasto con le limitazioni per i gruppi sociali svantaggiati, le cosiddette “classi pericolose”. Essere povero è per certi versi un delitto verso se stessi. Ma il mondo è fatto anche d’opportunità che un essere umano offre al proprio simile. Se questa società nega le possibilità di riscatto (forse rivalsa) come possono le classi povere risalire la china? E’ giusto un ritorno alla fissità pre-giacobina delle classi sociali? La parabola dei talenti è forse il modo più esemplificativo per dimostrare che l’uomo onesto non acciuffa le opportunità ma le aspetta. La parabola parla di un uomo che parte per un viaggio ed affida i propri beni ai suoi servi. Ad un servo affida cinque talenti, ad un secondo due talenti ed ad un terzo un talento. I primi due, sfruttando la somma ricevuta, riescono a raddoppiare le ricchezze. Il terzo invece va a nascondere il talento ricevuto. Quando il padrone fa ritorno, apprezza l’operato dei primi due servi; ma condanna il comportamento dell’ultimo. Chi governa un territorio dovrebbe comportarsi da uomo saggio, dare delle opportunità alle “classi pericolose”. Se ad una popolazione non si lascia possibilità di scelta tra fabbrica di beni terreni legali e trasporto abusivo d’immondizie, tra onestà e camorra, tra ricchezza d’animo e povertà di contenuti, non si saprà mai se chi nasce e muore a Sin City sia capace d’operare un cambiamento o meno. Bollare un popolo come reietto è troppo facile, non richiede alcun impegno culturale e politico.
C’è chi sostiene che nel nostro Occidente stiano aumentando numericamente i nuovi poveri, e che tra loro vi sarebbero ex impiegati, pensionati, disoccupati. E’ evidente che per ogni 10 nuovi poveri vi sarà certamente un ricco ancor più ricco. Questa affermazione non vuole certo istillare l’odio di classe (lo scrivente è anni luce lontano da certe strade). Ma serve a comprendere come il pianeta delle scimmie sia di gran lunga più vicino della Città del sole. Quella stupenda polis sulla linea dell’Equatore, che tanto somiglia alla Repubblica di Platone, è solo utopia. Fuori dalla porta della nostra casetta c’è fame e violenza, c’è solo un gorilla, armato di clava, sempre pronto a colpirci. La poca, e ben che vada scarsa, solidarietà tra noi uomini, allontana e scinde Potenza, Sapienza ed Amore in tre diversi corpi. Lupus est homo homini, sosteneva Plauto, e nel periodo volgare l’adagio divenne homo homini lupus: l’uomo è un lupo per l’altro uomo, per il suo simile. L’aforisma da immediata diagnosi della natura umana, fondamentalmente egoistica. Sintetizza le azioni dell’uomo nell’istinto di sopravvivenza e sopraffazione.
Nessuno si salva. Il peccato ci pervade. Si piange e si ride. Milan Kundera si dimostra ex delatore dei servizi segreti comunisti, ed in buona compagnia di Kapuscinski. E per entrambi l’ottima letteratura come espiazione al tanto male fatto ai propri simili. Del resto in Italia di esempi simili ne contiamo a bizzeffe, basterebbe enumerare tutti gli ex brigatisti oggi uomini di buone lettere. E che dire della integerrima Bruni Tedeschi in Sarkozy? Sia lei che la sorella attrice frequentano il salotto colto dei terroristi italiani in esilio a Parigi, soprattutto li difendono dalla giustizia del Belpaese. Da quando preferire un assassino ad un galantuomo è opera meritoria? Poi c’è il parlamentare Cicolani, vergogna della Pdl (giustamente inviso a Tremonti) che va in brodo di giuggiole ogni qual volta intravede uno spiraglio per salvare burocrati discutibili e boiardi di stato. Tutti in gara a dare opportunità a Caino. Intanto la gente onesta finisce in povertà od in galera, perché giudici e gendarmi alla Pinocchio trovano comodo perseguitare chi non ha più la forza economica per far fronte agli impegni imposti da questa società. Nella sola Roma più di cinquemila famiglie non hanno più diritto al credito perché la Gerit le ha inserite nella Crif, sistema d’informazione creditizia che bolla, e mette al bando, anche chi non ha più la forza economica per far fronte alle utenze od alle contravvenzioni. La gente si ribella dinnanzi ai portoni della Gerit, e le forze di polizia rincarano la dose: arrestano la povera gente per “interruzione di pubblico servizio”. Ma la Gerit è privata? E perché forse la Parmalat non era una struttura privata? Oggi Callisto Tanzi è libero, mentre i pensionati truffati dai titoli Parmalat (che alzarono la voce al processo, chiedendo la restituzione dei loro soldi) rischiano una seria condanna per oltraggio alla corte. La vita degli esclusi è di per se una condanna, e come suggeriva Kafka “ il condannato sembrava così bestialmente rassegnato che poteva essere lasciato libero di correre sulle colline, e un semplice fischio sarebbe stato sufficiente a farlo tornare in tempo per l’esecuzione”.
Ruggiero Capone
C’è chi sostiene che nel nostro Occidente stiano aumentando numericamente i nuovi poveri, e che tra loro vi sarebbero ex impiegati, pensionati, disoccupati. E’ evidente che per ogni 10 nuovi poveri vi sarà certamente un ricco ancor più ricco. Questa affermazione non vuole certo istillare l’odio di classe (lo scrivente è anni luce lontano da certe strade). Ma serve a comprendere come il pianeta delle scimmie sia di gran lunga più vicino della Città del sole. Quella stupenda polis sulla linea dell’Equatore, che tanto somiglia alla Repubblica di Platone, è solo utopia. Fuori dalla porta della nostra casetta c’è fame e violenza, c’è solo un gorilla, armato di clava, sempre pronto a colpirci. La poca, e ben che vada scarsa, solidarietà tra noi uomini, allontana e scinde Potenza, Sapienza ed Amore in tre diversi corpi. Lupus est homo homini, sosteneva Plauto, e nel periodo volgare l’adagio divenne homo homini lupus: l’uomo è un lupo per l’altro uomo, per il suo simile. L’aforisma da immediata diagnosi della natura umana, fondamentalmente egoistica. Sintetizza le azioni dell’uomo nell’istinto di sopravvivenza e sopraffazione.
Nessuno si salva. Il peccato ci pervade. Si piange e si ride. Milan Kundera si dimostra ex delatore dei servizi segreti comunisti, ed in buona compagnia di Kapuscinski. E per entrambi l’ottima letteratura come espiazione al tanto male fatto ai propri simili. Del resto in Italia di esempi simili ne contiamo a bizzeffe, basterebbe enumerare tutti gli ex brigatisti oggi uomini di buone lettere. E che dire della integerrima Bruni Tedeschi in Sarkozy? Sia lei che la sorella attrice frequentano il salotto colto dei terroristi italiani in esilio a Parigi, soprattutto li difendono dalla giustizia del Belpaese. Da quando preferire un assassino ad un galantuomo è opera meritoria? Poi c’è il parlamentare Cicolani, vergogna della Pdl (giustamente inviso a Tremonti) che va in brodo di giuggiole ogni qual volta intravede uno spiraglio per salvare burocrati discutibili e boiardi di stato. Tutti in gara a dare opportunità a Caino. Intanto la gente onesta finisce in povertà od in galera, perché giudici e gendarmi alla Pinocchio trovano comodo perseguitare chi non ha più la forza economica per far fronte agli impegni imposti da questa società. Nella sola Roma più di cinquemila famiglie non hanno più diritto al credito perché la Gerit le ha inserite nella Crif, sistema d’informazione creditizia che bolla, e mette al bando, anche chi non ha più la forza economica per far fronte alle utenze od alle contravvenzioni. La gente si ribella dinnanzi ai portoni della Gerit, e le forze di polizia rincarano la dose: arrestano la povera gente per “interruzione di pubblico servizio”. Ma la Gerit è privata? E perché forse la Parmalat non era una struttura privata? Oggi Callisto Tanzi è libero, mentre i pensionati truffati dai titoli Parmalat (che alzarono la voce al processo, chiedendo la restituzione dei loro soldi) rischiano una seria condanna per oltraggio alla corte. La vita degli esclusi è di per se una condanna, e come suggeriva Kafka “ il condannato sembrava così bestialmente rassegnato che poteva essere lasciato libero di correre sulle colline, e un semplice fischio sarebbe stato sufficiente a farlo tornare in tempo per l’esecuzione”.
Ruggiero Capone
venerdì 22 febbraio 2008
LA NUOVA ETICA SU DI NOI
di Ruggiero Capone
Ad agosto 2005 il telespettatore italiano apprese che la bella Eva Mikula (ex fidanzata di Fabio Savi, leader della Banda della uno bianca) avrebbe partecipato ad un reality show. Che sarà mai, si saranno detti in molti: così una bella donna, ritenuta colpevole di concorso in rapina ed omicidio, non ha fatto carcere, anzi il crimine l’ha resa famosa, dandole la visibilità per fare prima la modella e poi l’attrice. Stessa sorte per Azouz Marzouk, i cui familiari sono periti sotto le coltellate dei coniugi di Erba: il marocchino, non sappiamo quanto affranto per la perdita, è finito al fresco per spaccio di droga. Niente paura, un sondaggio via internet l’ha bollato come il più affascinante pusher, così un importate agente lo avrebbe già contrattualizzato per il dopo carcere. Due giorni fa Raffaele Sollecito, uno degli indagati per l’omicidio di Perugia, s’è laureato in carcere: su internet le fan s’azzuffano per le sue foto.
Ed anche Amanda, altra ragazza finita in pasto alle cronache grazie all’omicidio di Perugia, ora sta raccogliendo proseliti in rete. E poi ci sono i coniugi di Erba, i cui diari del pentimento pare possano ben presto essere editati, del loro problema spirituale (del loro peso) se se sta occupando periodicamente Porta a Porta. Non ultimi nella graduatoria del crimine che paga ci sono Erika ed Omar, i due adolescenti omicidi di Novi Ligure, anche per loro dopo il carcere s’aprirebbe una vita tutta di celluloide. Intanto quest’ultimo fine settimana ha visto tanti ragazzi partire per Perugia, dove Patrick Lumumba ha inaugurato il suo nuovo locale: anche per lui il giallo di Perugia ha portato bene, ora che è stato scagionato può giocarsi tutto in tivù e feste. A questo punto la laica L’Opinione scuserà (spero) lo scrivente, che è qui per spiegarvi che il principe di questo mondo è l’Anticristo. L’Italia è la terra dove più sta concentrando i suoi sforzi.
Infatti sta lavorando per una felice soluzione del problema politico e sociale. Raggiungibile anche ignorando la diffusione di notizie grevi in televisione. Il “paese felice” deve sapere della festa di Lumumba ma non che a Napoli un disoccupato ha ucciso suo fratello anch’egli senza lavoro, che un certo signor Gino privo d’un braccio mantiene moglie e figli facendo il trasportatore abusivo di rifiuti, che ben cinque parlamentari di questa legislatura sono stati beccati a parlar male dei disoccupati e che Mediaset ne ha censurato le dichiarazioni per non rovinare il loro consenso (non certo per non offendere chi non ha un lavoro).
I discepoli dell’Anticristo dimostrano sempre più semplicità, rettitudine e bontà di cuore. Anche se dietro la loro beltade s’annida l’assoluto individualismo mascherato dall’ardente dedizione televisiva al bene comune. L’Anticristo ha preferito celebrare i processi in televisione perché tutti noi si possa essere giudici. Assistere alla grande festa dove presunti colpevoli e veline possano annacquare ogni colpa.
Nell’osservare questa mattanza dello spirito, sembra che da un momento all’altro la pace e la prosperità universale possano pioverci addosso. Questa inversione del buon senso e della spiritualità (scusatemi cari laici) mi sembra partorita troppo lontano dall’infanzia della mente e del cuore, mi sembra figlia d’una rubiconda Mammona che ama solo se stessa. Eppure chi manovra questo teatrino ha un talento eccezionale, e la bellezza dei suoi infelici ospiti galvanizza folle di telespettatori. E’ un rocambolesco gioco pagano, gli Dei cascano e si rialzano. Per merito della televisione il sangue diventa di plastica. Così l’uomo del Ventunesimo secolo scrive in maniera esemplificativamente evangelica la sua nuova vita quotidiana. Fatta di bene e male, ed entrambi fatti apparire dalla televisione come di plastica. Poi c’è la melassa buonista, che porta questi Dei buoni quasi a dirci “Cristo ha portato la spada, noi portiamo la pace, e speriamo che le vostre vite passino senza dolore, cloroformizzate dalla visione delle nostre”. Il perdono della Chiesa viene sostituito dalla quotidiana clemenza televisiva, che ridimensiona e poi svuota.
Una sorta di salvezza dell’umanità continua e preconfezionata. L’Anticristo sta relativizzando con nuovi evangelici esempi le nostre tante colpe, facendole apparire come televisivamente emendabili. Così non più il silenzio, il ripensamento od il rimorso, ma solo la celebrazione, che eleva l’autore (anche della più turpe nefandezza) al rango d’esempio sociale. E’ il caso di offendere questi neoevangelisti. Di chiamarli con il loro vero nome, cioè bestie ignoranti. Parlano di valori ed ospitano gente che dice di stare in politica per mettere a centro della propria azione i valori. Così capita che nelle trasmissioni tivù gli artefici dei misfatti si pentano e parlino delle loro esperienze con gente che dice di fare politica dei valori. Ed in tutto questo mostrarsi nessuno osa ammettere che questa è la nuova etica.
Ad agosto 2005 il telespettatore italiano apprese che la bella Eva Mikula (ex fidanzata di Fabio Savi, leader della Banda della uno bianca) avrebbe partecipato ad un reality show. Che sarà mai, si saranno detti in molti: così una bella donna, ritenuta colpevole di concorso in rapina ed omicidio, non ha fatto carcere, anzi il crimine l’ha resa famosa, dandole la visibilità per fare prima la modella e poi l’attrice. Stessa sorte per Azouz Marzouk, i cui familiari sono periti sotto le coltellate dei coniugi di Erba: il marocchino, non sappiamo quanto affranto per la perdita, è finito al fresco per spaccio di droga. Niente paura, un sondaggio via internet l’ha bollato come il più affascinante pusher, così un importate agente lo avrebbe già contrattualizzato per il dopo carcere. Due giorni fa Raffaele Sollecito, uno degli indagati per l’omicidio di Perugia, s’è laureato in carcere: su internet le fan s’azzuffano per le sue foto.
Ed anche Amanda, altra ragazza finita in pasto alle cronache grazie all’omicidio di Perugia, ora sta raccogliendo proseliti in rete. E poi ci sono i coniugi di Erba, i cui diari del pentimento pare possano ben presto essere editati, del loro problema spirituale (del loro peso) se se sta occupando periodicamente Porta a Porta. Non ultimi nella graduatoria del crimine che paga ci sono Erika ed Omar, i due adolescenti omicidi di Novi Ligure, anche per loro dopo il carcere s’aprirebbe una vita tutta di celluloide. Intanto quest’ultimo fine settimana ha visto tanti ragazzi partire per Perugia, dove Patrick Lumumba ha inaugurato il suo nuovo locale: anche per lui il giallo di Perugia ha portato bene, ora che è stato scagionato può giocarsi tutto in tivù e feste. A questo punto la laica L’Opinione scuserà (spero) lo scrivente, che è qui per spiegarvi che il principe di questo mondo è l’Anticristo. L’Italia è la terra dove più sta concentrando i suoi sforzi.
Infatti sta lavorando per una felice soluzione del problema politico e sociale. Raggiungibile anche ignorando la diffusione di notizie grevi in televisione. Il “paese felice” deve sapere della festa di Lumumba ma non che a Napoli un disoccupato ha ucciso suo fratello anch’egli senza lavoro, che un certo signor Gino privo d’un braccio mantiene moglie e figli facendo il trasportatore abusivo di rifiuti, che ben cinque parlamentari di questa legislatura sono stati beccati a parlar male dei disoccupati e che Mediaset ne ha censurato le dichiarazioni per non rovinare il loro consenso (non certo per non offendere chi non ha un lavoro).
I discepoli dell’Anticristo dimostrano sempre più semplicità, rettitudine e bontà di cuore. Anche se dietro la loro beltade s’annida l’assoluto individualismo mascherato dall’ardente dedizione televisiva al bene comune. L’Anticristo ha preferito celebrare i processi in televisione perché tutti noi si possa essere giudici. Assistere alla grande festa dove presunti colpevoli e veline possano annacquare ogni colpa.
Nell’osservare questa mattanza dello spirito, sembra che da un momento all’altro la pace e la prosperità universale possano pioverci addosso. Questa inversione del buon senso e della spiritualità (scusatemi cari laici) mi sembra partorita troppo lontano dall’infanzia della mente e del cuore, mi sembra figlia d’una rubiconda Mammona che ama solo se stessa. Eppure chi manovra questo teatrino ha un talento eccezionale, e la bellezza dei suoi infelici ospiti galvanizza folle di telespettatori. E’ un rocambolesco gioco pagano, gli Dei cascano e si rialzano. Per merito della televisione il sangue diventa di plastica. Così l’uomo del Ventunesimo secolo scrive in maniera esemplificativamente evangelica la sua nuova vita quotidiana. Fatta di bene e male, ed entrambi fatti apparire dalla televisione come di plastica. Poi c’è la melassa buonista, che porta questi Dei buoni quasi a dirci “Cristo ha portato la spada, noi portiamo la pace, e speriamo che le vostre vite passino senza dolore, cloroformizzate dalla visione delle nostre”. Il perdono della Chiesa viene sostituito dalla quotidiana clemenza televisiva, che ridimensiona e poi svuota.
Una sorta di salvezza dell’umanità continua e preconfezionata. L’Anticristo sta relativizzando con nuovi evangelici esempi le nostre tante colpe, facendole apparire come televisivamente emendabili. Così non più il silenzio, il ripensamento od il rimorso, ma solo la celebrazione, che eleva l’autore (anche della più turpe nefandezza) al rango d’esempio sociale. E’ il caso di offendere questi neoevangelisti. Di chiamarli con il loro vero nome, cioè bestie ignoranti. Parlano di valori ed ospitano gente che dice di stare in politica per mettere a centro della propria azione i valori. Così capita che nelle trasmissioni tivù gli artefici dei misfatti si pentano e parlino delle loro esperienze con gente che dice di fare politica dei valori. Ed in tutto questo mostrarsi nessuno osa ammettere che questa è la nuova etica.
mercoledì 16 gennaio 2008
Sanità e rifiuti, al Sud decolla Tangentopoli
di Ruggiero Capone
L’emergenza rifiuti in Campania ed i casi di malasanità in Basilicata e Puglia stanno esasperando gli animi della gente. Nel Sud c’è aria di rivolta. Lo sanno bene le prefetture, che inviano poliziotti in uniforme antisommossa a presidiare discariche ed ospedali. Non si sa più dove inizi la discarica e finisca l’ospedalità. C’è confusione, la politica è allo sbando. Il Mezzogiorno sta vivendo politicamente quanto già capitato a Milano nel 1992. Allora nessun leader di partito riusciva a fermare la valanga Tangentopoli, a patto di non finirne travolto e tritato. Oggi una falange giudiziaria sta cingendo il malaffare meridionale. I pm napoletani Raffaele Cantone ed Alessandro Milita indagano sull’attività del “Commissariato di governo sui rifiuti e sull’individuazione delle aree da adibire a discarica”, mentre il pm potentino Henry John Woodcock ha già in mano nomi eccellenti per indagare sulla malasanità lucana.“E’ mai possibile che sanità, spettacolo, ministeri, immondizia, gestione di risorse pubbliche ed altro ancora siano nelle mani d’un solo gruppo di potere?” questa, secondo molti, è la domanda che si sarebbe posto Henry John Woodcock. Il magistrato dal nome inglese titolare delle inchieste che, dopo centinaia d’anni, potrebbero consegnare alla storia (e forse alla giustizia) quella sedimentazione di privilegi che governi, dittatura e democrazia repubblicana non sono mai riusciti nemmeno a scalfire. Perché questi abili camaleonti del vecchio Sud s’adeguavano sempre al nuovo corso, consci che i loro sudditi (in tutto il Mezzogiorno) non avrebbero mai il coraggio di sentirsi cittadini. Woodcock è uomo di legge. Chi lo conosce afferma che soffra nel vedere che i meridionali non possano nemmeno mostrare indignazione. Perché i potenti della politica puniscono gli indignati, soprattutto privandoli del lavoro.“Woodcock non è né di destra né di sinistra, è giusto - commenta un neoborbonico napoletano - ha rinchiuso Vittorio Emanuele di Savoia nel carcere di Potenza, ripagando le anime di quei gentiluomini che conobbero le carceri potentine per fedeltà al Borbone, e poi la fucilazione in base alle legge Pica”. Ma quel Savoia è l’antenato, che c’entra Vittorio Emanuele? “La giustizia è lenta, ma prima o poi arriva”, chiosa il neoborbonico. Nel Sud privilegio ed ingiustizia si sono sedimentati nei secoli, assurgendo al rango di consuetudine. Oggi le opache abitudini meridionali contornano la politica romana. Così il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha ordinato un’ispezione disciplinare nei riguardi dei magistrati di Potenza: rei d’importunare il salotto che conta nei settori chiave del paese. Per il 20 marzo 2008 è previsto l’arrivo a Potenza dei super ispettori romani (i cosiddetti 007 di via Arenula). Purtroppo Mastella non poteva nemmeno lontanamente immaginare che Woodcock da mesi monitorava nove parlamentari lucani. “E’ la fine della Mastella connection in Basilicata - ci spiega un funzionario della regione - dai tempi del terremoto le due lobby, la lucana e l’irpina, si sono accordate perché tutta la gestione politica della cosa pubblica rimanesse saldamente nelle loro mani. Se cade Mastella tutti i politici lucani, ex Dc legati al suo carro, scapperanno come topi verso Di Pietro, De Gregorio e Rotondi. Si mormora che, forse, Angelo Sansa potrebbe costituire la cosa bianca lucana, ereditando gli orfani dell’Udeur”. Intanto sono stati intercettati il ministro della Giustizia Clemente Mastella, il sottosegretario allo Sviluppo economico Filippo Bubbico (senatore Ds), i deputati Salvatore Margiotta (Margherita), Mauro Fabris (Udeur) e Paolo Del Mese (Udeur) ed i senatori Antonio Boccia (Margherita), Emilio Nicola Buccico (An), Giancarlo Pitelli (Forza Italia) e Stefano Cusumano (Udeur). Tutte intercettazioni legate all’indagine per presunti casi di corruzione nella sanità in Basilicata: inchiesta di cui è titolare il Pm Henry John Woodcock.“La sanità è una cosa seria - spiega il funzionario della regione - infatti se crollasse l’impalcatura democristiana di corruttele nella sanità, la reazione a catena provocherebbe la fuoriuscita di scheletri anche da altri armadi”. Non è un mistero che da oltre un decennio nessun magistrato riesca a mettere il naso negli Enti d’irrigazione, nei consorzi di bonifica, nell’Acquedotto pugliese ed in tutte quelle strutture che sembra offrano più cibo per politici che da bere alle campagne assetate. L’inchiesta di Potenza potrebbe far tremare la terra tra Campania e Puglia, con epicentro in Lucania, a Potenza. E questa volta chi s’è arricchito (anche politicamente) con il cataclisma di 28 anni fa, potrebbe perdere il trono. Tra gli assi nella manica di Woodcock ci sono dei verbali, per essere precisi le dichiarazioni dell’avvocato Nunzio D’Angeri (console del Belize), che aveva raccontato alla polizia dell’incontro (nel ristorante romano “Il Bolognese”) tra l’agente delle modelle Lele Mora ed il Guardasigilli Clemente Mastella. Su quell’incontro s’è tanto favoleggiato, c’è stato persino chi ha ipotizzato una richiesta di Lele Mora a Mastella. Ma non possiamo credere che un ministro raccolga un “levami di torno quel giudice” dal primo uomo di spettacolo incontrato al ristorante: sarebbe come ammettere che sul governo pesa il fiato dei gestori di vallette.Le intercettazioni telefoniche risalgono al primo trimestre dello scorso anno, e Woodcock le vuole utilizzare. Per gli esponenti del mondo politico lucano è la fine d’un consociativismo ultraconsolidato. Nelle maglie di Woodcock sono finiti Vito De Filippo (presidente della Regione Basilicata), Antonio Potenza (attuale assessore regionale alla sanità ed ex senatore dell’Udeur), Michele Cannizzaro (ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, la più grande della Basilicata) ed Attilio Nunziata (direttore generale della Asl di Potenza). L’indagine era decollata per il contenuto d’una telefonata del marzo scorso, tra Mastella ed il presidente della Regione Basilicata De Filippo: nella conversazione il Guardasigilli chiedeva al governatore lucano le dimissioni di Cannizzaro dalla direzione generale dell’azienda ospedaliera San Carlo. Motivo? La moglie di Cannizzaro (il magistrato Felicia Genovese) era coinvolta nell’inchiesta giudiziaria “toghe lucane”, condotta dal pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Poi in un’altra telefonata si chiede ad un senatore un intervento in una “commissione di vigilanza” e l’assegnazione di alcuni incarichi pubblici, nomine di alcuni commissari e subcommissari in enti pubblici e fondazioni, e poi sollecitazioni per la “sistemazione” di alcuni disoccupati. Insomma l’Italia che non cambia e si ripete, l’Italia dei vicerè. Leonardo Sciascia scrisse nel 1977 su Repubblica che da ragazzo aveva letto “I Vicerè” di Federico De Roberto. Per Sciascia “I Vicerè” erano ancora attuali, “personaggi, situazioni, per dirla con una espressione di Ortega, di democrazia ottica”.Che in Woodcock s’annidi un senso d’indignazione nei riguardi della “democrazia ottica”? Un po’ come in William Galt (pseudonimo inglese di Natoli) che nei suoi Beati Paoli rivelava la voglia di riscatto, di affrancamento dalla sudditanza, dei siciliani (anche loro gente del Sud). Forse Woodcock come Galt spera si possa generare l’indignazione.
di Ruggiero Capone
L’emergenza rifiuti in Campania ed i casi di malasanità in Basilicata e Puglia stanno esasperando gli animi della gente. Nel Sud c’è aria di rivolta. Lo sanno bene le prefetture, che inviano poliziotti in uniforme antisommossa a presidiare discariche ed ospedali. Non si sa più dove inizi la discarica e finisca l’ospedalità. C’è confusione, la politica è allo sbando. Il Mezzogiorno sta vivendo politicamente quanto già capitato a Milano nel 1992. Allora nessun leader di partito riusciva a fermare la valanga Tangentopoli, a patto di non finirne travolto e tritato. Oggi una falange giudiziaria sta cingendo il malaffare meridionale. I pm napoletani Raffaele Cantone ed Alessandro Milita indagano sull’attività del “Commissariato di governo sui rifiuti e sull’individuazione delle aree da adibire a discarica”, mentre il pm potentino Henry John Woodcock ha già in mano nomi eccellenti per indagare sulla malasanità lucana.“E’ mai possibile che sanità, spettacolo, ministeri, immondizia, gestione di risorse pubbliche ed altro ancora siano nelle mani d’un solo gruppo di potere?” questa, secondo molti, è la domanda che si sarebbe posto Henry John Woodcock. Il magistrato dal nome inglese titolare delle inchieste che, dopo centinaia d’anni, potrebbero consegnare alla storia (e forse alla giustizia) quella sedimentazione di privilegi che governi, dittatura e democrazia repubblicana non sono mai riusciti nemmeno a scalfire. Perché questi abili camaleonti del vecchio Sud s’adeguavano sempre al nuovo corso, consci che i loro sudditi (in tutto il Mezzogiorno) non avrebbero mai il coraggio di sentirsi cittadini. Woodcock è uomo di legge. Chi lo conosce afferma che soffra nel vedere che i meridionali non possano nemmeno mostrare indignazione. Perché i potenti della politica puniscono gli indignati, soprattutto privandoli del lavoro.“Woodcock non è né di destra né di sinistra, è giusto - commenta un neoborbonico napoletano - ha rinchiuso Vittorio Emanuele di Savoia nel carcere di Potenza, ripagando le anime di quei gentiluomini che conobbero le carceri potentine per fedeltà al Borbone, e poi la fucilazione in base alle legge Pica”. Ma quel Savoia è l’antenato, che c’entra Vittorio Emanuele? “La giustizia è lenta, ma prima o poi arriva”, chiosa il neoborbonico. Nel Sud privilegio ed ingiustizia si sono sedimentati nei secoli, assurgendo al rango di consuetudine. Oggi le opache abitudini meridionali contornano la politica romana. Così il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha ordinato un’ispezione disciplinare nei riguardi dei magistrati di Potenza: rei d’importunare il salotto che conta nei settori chiave del paese. Per il 20 marzo 2008 è previsto l’arrivo a Potenza dei super ispettori romani (i cosiddetti 007 di via Arenula). Purtroppo Mastella non poteva nemmeno lontanamente immaginare che Woodcock da mesi monitorava nove parlamentari lucani. “E’ la fine della Mastella connection in Basilicata - ci spiega un funzionario della regione - dai tempi del terremoto le due lobby, la lucana e l’irpina, si sono accordate perché tutta la gestione politica della cosa pubblica rimanesse saldamente nelle loro mani. Se cade Mastella tutti i politici lucani, ex Dc legati al suo carro, scapperanno come topi verso Di Pietro, De Gregorio e Rotondi. Si mormora che, forse, Angelo Sansa potrebbe costituire la cosa bianca lucana, ereditando gli orfani dell’Udeur”. Intanto sono stati intercettati il ministro della Giustizia Clemente Mastella, il sottosegretario allo Sviluppo economico Filippo Bubbico (senatore Ds), i deputati Salvatore Margiotta (Margherita), Mauro Fabris (Udeur) e Paolo Del Mese (Udeur) ed i senatori Antonio Boccia (Margherita), Emilio Nicola Buccico (An), Giancarlo Pitelli (Forza Italia) e Stefano Cusumano (Udeur). Tutte intercettazioni legate all’indagine per presunti casi di corruzione nella sanità in Basilicata: inchiesta di cui è titolare il Pm Henry John Woodcock.“La sanità è una cosa seria - spiega il funzionario della regione - infatti se crollasse l’impalcatura democristiana di corruttele nella sanità, la reazione a catena provocherebbe la fuoriuscita di scheletri anche da altri armadi”. Non è un mistero che da oltre un decennio nessun magistrato riesca a mettere il naso negli Enti d’irrigazione, nei consorzi di bonifica, nell’Acquedotto pugliese ed in tutte quelle strutture che sembra offrano più cibo per politici che da bere alle campagne assetate. L’inchiesta di Potenza potrebbe far tremare la terra tra Campania e Puglia, con epicentro in Lucania, a Potenza. E questa volta chi s’è arricchito (anche politicamente) con il cataclisma di 28 anni fa, potrebbe perdere il trono. Tra gli assi nella manica di Woodcock ci sono dei verbali, per essere precisi le dichiarazioni dell’avvocato Nunzio D’Angeri (console del Belize), che aveva raccontato alla polizia dell’incontro (nel ristorante romano “Il Bolognese”) tra l’agente delle modelle Lele Mora ed il Guardasigilli Clemente Mastella. Su quell’incontro s’è tanto favoleggiato, c’è stato persino chi ha ipotizzato una richiesta di Lele Mora a Mastella. Ma non possiamo credere che un ministro raccolga un “levami di torno quel giudice” dal primo uomo di spettacolo incontrato al ristorante: sarebbe come ammettere che sul governo pesa il fiato dei gestori di vallette.Le intercettazioni telefoniche risalgono al primo trimestre dello scorso anno, e Woodcock le vuole utilizzare. Per gli esponenti del mondo politico lucano è la fine d’un consociativismo ultraconsolidato. Nelle maglie di Woodcock sono finiti Vito De Filippo (presidente della Regione Basilicata), Antonio Potenza (attuale assessore regionale alla sanità ed ex senatore dell’Udeur), Michele Cannizzaro (ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, la più grande della Basilicata) ed Attilio Nunziata (direttore generale della Asl di Potenza). L’indagine era decollata per il contenuto d’una telefonata del marzo scorso, tra Mastella ed il presidente della Regione Basilicata De Filippo: nella conversazione il Guardasigilli chiedeva al governatore lucano le dimissioni di Cannizzaro dalla direzione generale dell’azienda ospedaliera San Carlo. Motivo? La moglie di Cannizzaro (il magistrato Felicia Genovese) era coinvolta nell’inchiesta giudiziaria “toghe lucane”, condotta dal pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Poi in un’altra telefonata si chiede ad un senatore un intervento in una “commissione di vigilanza” e l’assegnazione di alcuni incarichi pubblici, nomine di alcuni commissari e subcommissari in enti pubblici e fondazioni, e poi sollecitazioni per la “sistemazione” di alcuni disoccupati. Insomma l’Italia che non cambia e si ripete, l’Italia dei vicerè. Leonardo Sciascia scrisse nel 1977 su Repubblica che da ragazzo aveva letto “I Vicerè” di Federico De Roberto. Per Sciascia “I Vicerè” erano ancora attuali, “personaggi, situazioni, per dirla con una espressione di Ortega, di democrazia ottica”.Che in Woodcock s’annidi un senso d’indignazione nei riguardi della “democrazia ottica”? Un po’ come in William Galt (pseudonimo inglese di Natoli) che nei suoi Beati Paoli rivelava la voglia di riscatto, di affrancamento dalla sudditanza, dei siciliani (anche loro gente del Sud). Forse Woodcock come Galt spera si possa generare l’indignazione.
mercoledì 9 gennaio 2008
EURORICATTO DA 800 MILIONI DI EURO
viaggio nell'ecatombe rifiuti
di Ruggiero Capone
“Se l’Unione europea non ci da 800 milioni di euro sommergiamo tutto con l’immondizia - racconta un dipendente della Regione Campania - è questo il contenuto del ricatto fatto dai politici locali all’Ue”. 800 milioni di euro, l’appalto pubblico più grande d’Europa, e le giunte campane (Regione, province e comuni) vorrebbero gestire tutti questi soldi con le proprie mani e, certamente, con la benedizione della camorra. Così a Bruxelles e Strasburgo s’è accesa la lampadina rossa: “l’Europa non accetta ricatti”, parola di Stavros Dimas (commissario Ue all’ambiente). “Il braccio di ferro sugli 800 milioni di euro dura da circa un anno - racconta il dirigente regionale - ora la corda s’è spezzata. E perché l’Ue non può accettare che pulire Napoli e la Campania costi il triplo di Parigi e Berlino messe insieme. Così oggi dall’Europa ci dicono: non toccate più nulla, non permettetevi di portare via nemmeno un sacchetto d’immondizia, e perché ci costate troppo. Napoli, la Campania, il Cilento, la Costiera ed i Monti Lattari sono patrimonio dell’umanità, così l’Ue, ascoltato il parere dell’Unesco sui beni d’interesse mondiale, ha deciso di procedere al commissariamento europeo della nettezza urbana di Napoli e dintorni. In pratica - commenta il dirigente - francesi, tedeschi, belgi ed austriaci puliranno Napoli e diffideranno i napoletani non solo dallo sporcare ma anche dal pulire. Sono decisi a non farci più amministrare nemmeno un centesimo per l’immondizia. Ci vogliono trattare come handicappati, incapaci di pulire dove sporchiamo”.Intanto il centro di Napoli è presidiato dalle forze di polizia. “Controlliamo – dice un vigile urbano – dobbiamo scongiurare eventuali trasbordi d’immondizia, anche sacchetti singoli, che potrebbero essere riversati da qualche malintenzionato delle periferie nei cassonetti del centro”. D’un botto l’accerchiamento. Un signore sulla sessantina parcheggia una vecchia Opel davanti ai cassonetti verdi di via Caracciolo. Credendo di non essere osservato, apre un cassonetto ed inizia a scaricarci dentro una decina di sacchetti. “Fermo - intima la Polizia - documenti!”. L’uomo viene subito arrestato, certamente condotto in commissariato. L’ordine del Prefetto Pansa è perentorio, pugno di ferro con chi infrange le regole sui sacchetti d’immondizia. Ma stranamente la pulizia del centro, dove risiedono le personalità cittadine, è regolarmente svolta, ed anche più volte al giorno. Di fronte alla Marina si scambiano quattro chiacchiere col Mago del Vesuvio, venuto da Torre Annunziata (vive in una antica casa sulle pendici del vulcano) fino nel centro di Napoli per farsi intervistare. “Immondizia è 40 - spiega il Mago - che nella smorfia significa ammucchiata. Ma c’è pure 9, cattiva organizzazione. Bassolino e Jervolino fanno 26, difficoltà professionali. Poi c’è 21, gravi contrarietà”. Ma il Mago non s’accorge d’essere ascoltato dal Maghetto, erede del Mago di Arcella, nemico giurato del Mago del Vesuvio. “Ma che vai dicendo - esclama il Maghetto -, immondizie fa 7 e poi c’è il 76, corri pericolo, e perché siamo in presenza d’una catastrofe, prevedo epidemie”. Intanto l’Unione europea tuona: “L’Ue non paga il pizzo di 800 milioni di euro: in Campania 40mila commercianti pagano il pizzo, il 7,2% delle imprese subisce estorsioni, 26mila commercianti sono vittime dell’usura”. Il rapporto dell’Ue parla chiaro: “Usura, racket, furti, truffe, contrabbando abusivismo, agromafia, giochi e scommesse, appalti e forniture, non manca nulla”. Il commissario Ue Stavros Dimas è adirato, il problema Campania è per l’Ue “emergenza globale”. E’ sbarcata a Strasburgo la storia di soldi, favori e porto d’armi rilasciati, grazie alle eccellenti informazioni della Prefettura, a camorristi. Ed a Bruxelles si parla di consulenze pilotate in Campania, di informazioni riservatissime acquisite grazie alla rete di amicizie e complicità all’interno del gruppo antimafia della prefettura di Caserta, del Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti, e del Palazzo di giustizia di Santa Maria Capua Vetere. E’ lo scenario dell’inchiesta dei pm napoletani Raffaele Cantone e Alessandro Milita sull’attività del Commissariato di governo sui rifiuti e sull’individuazione delle aree da adibire a discarica. Nessuno immaginava potesse incuriosire l’Unione europea. Michele Orsi (direttore generale di Ecoquattro, società a capitale misto a servizio del consorzio intercomunale Caserta 4), Ernesto Raio (viceprefetto, responsabile del settore amministrativo dell’ufficio di Governo di Caserta e capo di gabinetto di Corrado Catenacci), Salvatore Andreozzi (dipendente dell’ispettorato del lavoro di Caserta e componente del gruppo antimafia della prefettura) e un consulente esterno del Commissariato, sono indagati non soltanto per corruzione ma anche per rivelazione di segreti d’ufficio ed induzione allo stesso reato. Ipotesi investigative che sono a supporto dei quattro avvisi di garanzia notificati dalla Guardia di Finanza di Mondragone, delle perquisizioni e dell’acquisizione di atti e documenti. Ma c’è di più. Sotto osservazione ci sarebbero anche alcuni fascicoli processuali in carico alla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Gli investigatori, infatti, avrebbero chiesto informazioni circa l’esito di alcuni procedimenti penali sulla nomina dei consulenti. Tutti graditi alle giunte Bassolino e Jervolino. L’ipotesi di corruzione sarebbe relativa a regalie fatte da Orsi per ottenere notizie. Il tutto mentre su due fronti, quello di Napoli e quello di Santa Maria, si indaga sull’individuazione delle aree per le discariche, per l’assegnazione degli appalti e per lo smaltimento a ditte non sempre al di sopra di ogni sospetto. La Ecoquattro è tra queste: responsabile del personale, fino alla data del suo arresto, era quel Luigi Fragnoli figlio dell’attuale capozona di Mondragone. Le assunzioni, per altro, sarebbero state tutte pilotate dalla camorra (c’è l’inchiesta aperta dalla Dda). E poi c’è il caso Caserta, dove le indagini dell’Ue hanno scoperto la correlazione tra i tumori della popolazione e la cattiva gestione dei rifiuti. La relazione del Ctu, professor Salvatore De Rosa, ha confermato tutti gli elementi di allarme sull’impianto che sta avvelenando aria, terra e acqua a Caserta e in almeno tre comuni limitrofi (San Nicola La Strada, Maddaloni, San Marco Evangelista), dove vivono oltre 200 mila persone. E mentre a Napoli la popolazione insorge, nelle strade del casertano si accumulano i rifiuti che avrebbero dovuto essere smaltiti in fretta e con efficienza grazie alla discarica. Della situazione rifiuti a Caserta e della discarica a Lo Uttaro i maggiori responsabili (il commissario governativo Guido Bertolaso, poi sostituito da Pansa, il sindaco della città Nicodemo Petteruti, il presidente della Provincia Sandro De Franciscis) hanno preferito non parlare. La discarica a Lo Uttaro era stata addirittura indicata come “modello virtuoso” rispetto alla situazione regionale, ed inaugurata con un brindisi allo champagne. Intanto i rifiuti, a Caserta come altrove, sono lievitati. Il professor De Rosa ha potuto accertare che restano ignote le ragioni per cui è stato prescelto il sito Lo Uttaro, del resto non utilizzabile. Sono stati persino stanziati 70 mila euro per l’eliminazione di piante di alto fusto (del tutto inesistenti) e sono arrivati a stoccare immondizia fantasma. C’è inoltre la conferma che la nuova discarica (inutilizzabile) è andata a nascondere precedenti situazioni di abuso. Per farla breve sono stati spesi soldi pubblici veri per discariche fantasma. Giuseppe Messina, del comitato scientifico di Legambiente, tra i principali animatori del Comitato Emergenza Rifiuti, ha ricordato che “danni come quelli provocati attraverso Lo Uttaro alla falda freatica possono diramarsi per molte centinaia di chilometri e durare addirittura oltre un millennio”. Basta pensare che la discarica in oggetto è stata aperta a 400 metri da un albergo a 5 stelle, ed a 600 da un Policlinico e da quartieri densamente abitati. E mentre il Sindaco di Frattamaggiore, Francesco Russo, ha deciso di chiudere per l’emergenza rifiuti tutte le scuole dall’Ue piomba la mannaia su alberghi, ristoranti e negozi: per evitare epidemie il Comune di Napoli dovrà presto decidere sulla chiusura del 40 per cento delle attività di pubblica ricezione.
viaggio nell'ecatombe rifiuti
di Ruggiero Capone
“Se l’Unione europea non ci da 800 milioni di euro sommergiamo tutto con l’immondizia - racconta un dipendente della Regione Campania - è questo il contenuto del ricatto fatto dai politici locali all’Ue”. 800 milioni di euro, l’appalto pubblico più grande d’Europa, e le giunte campane (Regione, province e comuni) vorrebbero gestire tutti questi soldi con le proprie mani e, certamente, con la benedizione della camorra. Così a Bruxelles e Strasburgo s’è accesa la lampadina rossa: “l’Europa non accetta ricatti”, parola di Stavros Dimas (commissario Ue all’ambiente). “Il braccio di ferro sugli 800 milioni di euro dura da circa un anno - racconta il dirigente regionale - ora la corda s’è spezzata. E perché l’Ue non può accettare che pulire Napoli e la Campania costi il triplo di Parigi e Berlino messe insieme. Così oggi dall’Europa ci dicono: non toccate più nulla, non permettetevi di portare via nemmeno un sacchetto d’immondizia, e perché ci costate troppo. Napoli, la Campania, il Cilento, la Costiera ed i Monti Lattari sono patrimonio dell’umanità, così l’Ue, ascoltato il parere dell’Unesco sui beni d’interesse mondiale, ha deciso di procedere al commissariamento europeo della nettezza urbana di Napoli e dintorni. In pratica - commenta il dirigente - francesi, tedeschi, belgi ed austriaci puliranno Napoli e diffideranno i napoletani non solo dallo sporcare ma anche dal pulire. Sono decisi a non farci più amministrare nemmeno un centesimo per l’immondizia. Ci vogliono trattare come handicappati, incapaci di pulire dove sporchiamo”.Intanto il centro di Napoli è presidiato dalle forze di polizia. “Controlliamo – dice un vigile urbano – dobbiamo scongiurare eventuali trasbordi d’immondizia, anche sacchetti singoli, che potrebbero essere riversati da qualche malintenzionato delle periferie nei cassonetti del centro”. D’un botto l’accerchiamento. Un signore sulla sessantina parcheggia una vecchia Opel davanti ai cassonetti verdi di via Caracciolo. Credendo di non essere osservato, apre un cassonetto ed inizia a scaricarci dentro una decina di sacchetti. “Fermo - intima la Polizia - documenti!”. L’uomo viene subito arrestato, certamente condotto in commissariato. L’ordine del Prefetto Pansa è perentorio, pugno di ferro con chi infrange le regole sui sacchetti d’immondizia. Ma stranamente la pulizia del centro, dove risiedono le personalità cittadine, è regolarmente svolta, ed anche più volte al giorno. Di fronte alla Marina si scambiano quattro chiacchiere col Mago del Vesuvio, venuto da Torre Annunziata (vive in una antica casa sulle pendici del vulcano) fino nel centro di Napoli per farsi intervistare. “Immondizia è 40 - spiega il Mago - che nella smorfia significa ammucchiata. Ma c’è pure 9, cattiva organizzazione. Bassolino e Jervolino fanno 26, difficoltà professionali. Poi c’è 21, gravi contrarietà”. Ma il Mago non s’accorge d’essere ascoltato dal Maghetto, erede del Mago di Arcella, nemico giurato del Mago del Vesuvio. “Ma che vai dicendo - esclama il Maghetto -, immondizie fa 7 e poi c’è il 76, corri pericolo, e perché siamo in presenza d’una catastrofe, prevedo epidemie”. Intanto l’Unione europea tuona: “L’Ue non paga il pizzo di 800 milioni di euro: in Campania 40mila commercianti pagano il pizzo, il 7,2% delle imprese subisce estorsioni, 26mila commercianti sono vittime dell’usura”. Il rapporto dell’Ue parla chiaro: “Usura, racket, furti, truffe, contrabbando abusivismo, agromafia, giochi e scommesse, appalti e forniture, non manca nulla”. Il commissario Ue Stavros Dimas è adirato, il problema Campania è per l’Ue “emergenza globale”. E’ sbarcata a Strasburgo la storia di soldi, favori e porto d’armi rilasciati, grazie alle eccellenti informazioni della Prefettura, a camorristi. Ed a Bruxelles si parla di consulenze pilotate in Campania, di informazioni riservatissime acquisite grazie alla rete di amicizie e complicità all’interno del gruppo antimafia della prefettura di Caserta, del Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti, e del Palazzo di giustizia di Santa Maria Capua Vetere. E’ lo scenario dell’inchiesta dei pm napoletani Raffaele Cantone e Alessandro Milita sull’attività del Commissariato di governo sui rifiuti e sull’individuazione delle aree da adibire a discarica. Nessuno immaginava potesse incuriosire l’Unione europea. Michele Orsi (direttore generale di Ecoquattro, società a capitale misto a servizio del consorzio intercomunale Caserta 4), Ernesto Raio (viceprefetto, responsabile del settore amministrativo dell’ufficio di Governo di Caserta e capo di gabinetto di Corrado Catenacci), Salvatore Andreozzi (dipendente dell’ispettorato del lavoro di Caserta e componente del gruppo antimafia della prefettura) e un consulente esterno del Commissariato, sono indagati non soltanto per corruzione ma anche per rivelazione di segreti d’ufficio ed induzione allo stesso reato. Ipotesi investigative che sono a supporto dei quattro avvisi di garanzia notificati dalla Guardia di Finanza di Mondragone, delle perquisizioni e dell’acquisizione di atti e documenti. Ma c’è di più. Sotto osservazione ci sarebbero anche alcuni fascicoli processuali in carico alla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Gli investigatori, infatti, avrebbero chiesto informazioni circa l’esito di alcuni procedimenti penali sulla nomina dei consulenti. Tutti graditi alle giunte Bassolino e Jervolino. L’ipotesi di corruzione sarebbe relativa a regalie fatte da Orsi per ottenere notizie. Il tutto mentre su due fronti, quello di Napoli e quello di Santa Maria, si indaga sull’individuazione delle aree per le discariche, per l’assegnazione degli appalti e per lo smaltimento a ditte non sempre al di sopra di ogni sospetto. La Ecoquattro è tra queste: responsabile del personale, fino alla data del suo arresto, era quel Luigi Fragnoli figlio dell’attuale capozona di Mondragone. Le assunzioni, per altro, sarebbero state tutte pilotate dalla camorra (c’è l’inchiesta aperta dalla Dda). E poi c’è il caso Caserta, dove le indagini dell’Ue hanno scoperto la correlazione tra i tumori della popolazione e la cattiva gestione dei rifiuti. La relazione del Ctu, professor Salvatore De Rosa, ha confermato tutti gli elementi di allarme sull’impianto che sta avvelenando aria, terra e acqua a Caserta e in almeno tre comuni limitrofi (San Nicola La Strada, Maddaloni, San Marco Evangelista), dove vivono oltre 200 mila persone. E mentre a Napoli la popolazione insorge, nelle strade del casertano si accumulano i rifiuti che avrebbero dovuto essere smaltiti in fretta e con efficienza grazie alla discarica. Della situazione rifiuti a Caserta e della discarica a Lo Uttaro i maggiori responsabili (il commissario governativo Guido Bertolaso, poi sostituito da Pansa, il sindaco della città Nicodemo Petteruti, il presidente della Provincia Sandro De Franciscis) hanno preferito non parlare. La discarica a Lo Uttaro era stata addirittura indicata come “modello virtuoso” rispetto alla situazione regionale, ed inaugurata con un brindisi allo champagne. Intanto i rifiuti, a Caserta come altrove, sono lievitati. Il professor De Rosa ha potuto accertare che restano ignote le ragioni per cui è stato prescelto il sito Lo Uttaro, del resto non utilizzabile. Sono stati persino stanziati 70 mila euro per l’eliminazione di piante di alto fusto (del tutto inesistenti) e sono arrivati a stoccare immondizia fantasma. C’è inoltre la conferma che la nuova discarica (inutilizzabile) è andata a nascondere precedenti situazioni di abuso. Per farla breve sono stati spesi soldi pubblici veri per discariche fantasma. Giuseppe Messina, del comitato scientifico di Legambiente, tra i principali animatori del Comitato Emergenza Rifiuti, ha ricordato che “danni come quelli provocati attraverso Lo Uttaro alla falda freatica possono diramarsi per molte centinaia di chilometri e durare addirittura oltre un millennio”. Basta pensare che la discarica in oggetto è stata aperta a 400 metri da un albergo a 5 stelle, ed a 600 da un Policlinico e da quartieri densamente abitati. E mentre il Sindaco di Frattamaggiore, Francesco Russo, ha deciso di chiudere per l’emergenza rifiuti tutte le scuole dall’Ue piomba la mannaia su alberghi, ristoranti e negozi: per evitare epidemie il Comune di Napoli dovrà presto decidere sulla chiusura del 40 per cento delle attività di pubblica ricezione.
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