Sanità e rifiuti, al Sud decolla Tangentopoli
di Ruggiero Capone
L’emergenza rifiuti in Campania ed i casi di malasanità in Basilicata e Puglia stanno esasperando gli animi della gente. Nel Sud c’è aria di rivolta. Lo sanno bene le prefetture, che inviano poliziotti in uniforme antisommossa a presidiare discariche ed ospedali. Non si sa più dove inizi la discarica e finisca l’ospedalità. C’è confusione, la politica è allo sbando. Il Mezzogiorno sta vivendo politicamente quanto già capitato a Milano nel 1992. Allora nessun leader di partito riusciva a fermare la valanga Tangentopoli, a patto di non finirne travolto e tritato. Oggi una falange giudiziaria sta cingendo il malaffare meridionale. I pm napoletani Raffaele Cantone ed Alessandro Milita indagano sull’attività del “Commissariato di governo sui rifiuti e sull’individuazione delle aree da adibire a discarica”, mentre il pm potentino Henry John Woodcock ha già in mano nomi eccellenti per indagare sulla malasanità lucana.“E’ mai possibile che sanità, spettacolo, ministeri, immondizia, gestione di risorse pubbliche ed altro ancora siano nelle mani d’un solo gruppo di potere?” questa, secondo molti, è la domanda che si sarebbe posto Henry John Woodcock. Il magistrato dal nome inglese titolare delle inchieste che, dopo centinaia d’anni, potrebbero consegnare alla storia (e forse alla giustizia) quella sedimentazione di privilegi che governi, dittatura e democrazia repubblicana non sono mai riusciti nemmeno a scalfire. Perché questi abili camaleonti del vecchio Sud s’adeguavano sempre al nuovo corso, consci che i loro sudditi (in tutto il Mezzogiorno) non avrebbero mai il coraggio di sentirsi cittadini. Woodcock è uomo di legge. Chi lo conosce afferma che soffra nel vedere che i meridionali non possano nemmeno mostrare indignazione. Perché i potenti della politica puniscono gli indignati, soprattutto privandoli del lavoro.“Woodcock non è né di destra né di sinistra, è giusto - commenta un neoborbonico napoletano - ha rinchiuso Vittorio Emanuele di Savoia nel carcere di Potenza, ripagando le anime di quei gentiluomini che conobbero le carceri potentine per fedeltà al Borbone, e poi la fucilazione in base alle legge Pica”. Ma quel Savoia è l’antenato, che c’entra Vittorio Emanuele? “La giustizia è lenta, ma prima o poi arriva”, chiosa il neoborbonico. Nel Sud privilegio ed ingiustizia si sono sedimentati nei secoli, assurgendo al rango di consuetudine. Oggi le opache abitudini meridionali contornano la politica romana. Così il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha ordinato un’ispezione disciplinare nei riguardi dei magistrati di Potenza: rei d’importunare il salotto che conta nei settori chiave del paese. Per il 20 marzo 2008 è previsto l’arrivo a Potenza dei super ispettori romani (i cosiddetti 007 di via Arenula). Purtroppo Mastella non poteva nemmeno lontanamente immaginare che Woodcock da mesi monitorava nove parlamentari lucani. “E’ la fine della Mastella connection in Basilicata - ci spiega un funzionario della regione - dai tempi del terremoto le due lobby, la lucana e l’irpina, si sono accordate perché tutta la gestione politica della cosa pubblica rimanesse saldamente nelle loro mani. Se cade Mastella tutti i politici lucani, ex Dc legati al suo carro, scapperanno come topi verso Di Pietro, De Gregorio e Rotondi. Si mormora che, forse, Angelo Sansa potrebbe costituire la cosa bianca lucana, ereditando gli orfani dell’Udeur”. Intanto sono stati intercettati il ministro della Giustizia Clemente Mastella, il sottosegretario allo Sviluppo economico Filippo Bubbico (senatore Ds), i deputati Salvatore Margiotta (Margherita), Mauro Fabris (Udeur) e Paolo Del Mese (Udeur) ed i senatori Antonio Boccia (Margherita), Emilio Nicola Buccico (An), Giancarlo Pitelli (Forza Italia) e Stefano Cusumano (Udeur). Tutte intercettazioni legate all’indagine per presunti casi di corruzione nella sanità in Basilicata: inchiesta di cui è titolare il Pm Henry John Woodcock.“La sanità è una cosa seria - spiega il funzionario della regione - infatti se crollasse l’impalcatura democristiana di corruttele nella sanità, la reazione a catena provocherebbe la fuoriuscita di scheletri anche da altri armadi”. Non è un mistero che da oltre un decennio nessun magistrato riesca a mettere il naso negli Enti d’irrigazione, nei consorzi di bonifica, nell’Acquedotto pugliese ed in tutte quelle strutture che sembra offrano più cibo per politici che da bere alle campagne assetate. L’inchiesta di Potenza potrebbe far tremare la terra tra Campania e Puglia, con epicentro in Lucania, a Potenza. E questa volta chi s’è arricchito (anche politicamente) con il cataclisma di 28 anni fa, potrebbe perdere il trono. Tra gli assi nella manica di Woodcock ci sono dei verbali, per essere precisi le dichiarazioni dell’avvocato Nunzio D’Angeri (console del Belize), che aveva raccontato alla polizia dell’incontro (nel ristorante romano “Il Bolognese”) tra l’agente delle modelle Lele Mora ed il Guardasigilli Clemente Mastella. Su quell’incontro s’è tanto favoleggiato, c’è stato persino chi ha ipotizzato una richiesta di Lele Mora a Mastella. Ma non possiamo credere che un ministro raccolga un “levami di torno quel giudice” dal primo uomo di spettacolo incontrato al ristorante: sarebbe come ammettere che sul governo pesa il fiato dei gestori di vallette.Le intercettazioni telefoniche risalgono al primo trimestre dello scorso anno, e Woodcock le vuole utilizzare. Per gli esponenti del mondo politico lucano è la fine d’un consociativismo ultraconsolidato. Nelle maglie di Woodcock sono finiti Vito De Filippo (presidente della Regione Basilicata), Antonio Potenza (attuale assessore regionale alla sanità ed ex senatore dell’Udeur), Michele Cannizzaro (ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, la più grande della Basilicata) ed Attilio Nunziata (direttore generale della Asl di Potenza). L’indagine era decollata per il contenuto d’una telefonata del marzo scorso, tra Mastella ed il presidente della Regione Basilicata De Filippo: nella conversazione il Guardasigilli chiedeva al governatore lucano le dimissioni di Cannizzaro dalla direzione generale dell’azienda ospedaliera San Carlo. Motivo? La moglie di Cannizzaro (il magistrato Felicia Genovese) era coinvolta nell’inchiesta giudiziaria “toghe lucane”, condotta dal pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Poi in un’altra telefonata si chiede ad un senatore un intervento in una “commissione di vigilanza” e l’assegnazione di alcuni incarichi pubblici, nomine di alcuni commissari e subcommissari in enti pubblici e fondazioni, e poi sollecitazioni per la “sistemazione” di alcuni disoccupati. Insomma l’Italia che non cambia e si ripete, l’Italia dei vicerè. Leonardo Sciascia scrisse nel 1977 su Repubblica che da ragazzo aveva letto “I Vicerè” di Federico De Roberto. Per Sciascia “I Vicerè” erano ancora attuali, “personaggi, situazioni, per dirla con una espressione di Ortega, di democrazia ottica”.Che in Woodcock s’annidi un senso d’indignazione nei riguardi della “democrazia ottica”? Un po’ come in William Galt (pseudonimo inglese di Natoli) che nei suoi Beati Paoli rivelava la voglia di riscatto, di affrancamento dalla sudditanza, dei siciliani (anche loro gente del Sud). Forse Woodcock come Galt spera si possa generare l’indignazione.
mercoledì 16 gennaio 2008
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