mercoledì 16 gennaio 2008

Sanità e rifiuti, al Sud decolla Tangentopoli

di Ruggiero Capone

L’emergenza rifiuti in Campania ed i casi di malasanità in Basilicata e Puglia stanno esasperando gli animi della gente. Nel Sud c’è aria di rivolta. Lo sanno bene le prefetture, che inviano poliziotti in uniforme antisommossa a presidiare discariche ed ospedali. Non si sa più dove inizi la discarica e finisca l’ospedalità. C’è confusione, la politica è allo sbando. Il Mezzogiorno sta vivendo politicamente quanto già capitato a Milano nel 1992. Allora nessun leader di partito riusciva a fermare la valanga Tangentopoli, a patto di non finirne travolto e tritato. Oggi una falange giudiziaria sta cingendo il malaffare meridionale. I pm napoletani Raffaele Cantone ed Alessandro Milita indagano sull’attività del “Commissariato di governo sui rifiuti e sull’individuazione delle aree da adibire a discarica”, mentre il pm potentino Henry John Woodcock ha già in mano nomi eccellenti per indagare sulla malasanità lucana.“E’ mai possibile che sanità, spettacolo, ministeri, immondizia, gestione di risorse pubbliche ed altro ancora siano nelle mani d’un solo gruppo di potere?” questa, secondo molti, è la domanda che si sarebbe posto Henry John Woodcock. Il magistrato dal nome inglese titolare delle inchieste che, dopo centinaia d’anni, potrebbero consegnare alla storia (e forse alla giustizia) quella sedimentazione di privilegi che governi, dittatura e democrazia repubblicana non sono mai riusciti nemmeno a scalfire. Perché questi abili camaleonti del vecchio Sud s’adeguavano sempre al nuovo corso, consci che i loro sudditi (in tutto il Mezzogiorno) non avrebbero mai il coraggio di sentirsi cittadini. Woodcock è uomo di legge. Chi lo conosce afferma che soffra nel vedere che i meridionali non possano nemmeno mostrare indignazione. Perché i potenti della politica puniscono gli indignati, soprattutto privandoli del lavoro.“Woodcock non è né di destra né di sinistra, è giusto - commenta un neoborbonico napoletano - ha rinchiuso Vittorio Emanuele di Savoia nel carcere di Potenza, ripagando le anime di quei gentiluomini che conobbero le carceri potentine per fedeltà al Borbone, e poi la fucilazione in base alle legge Pica”. Ma quel Savoia è l’antenato, che c’entra Vittorio Emanuele? “La giustizia è lenta, ma prima o poi arriva”, chiosa il neoborbonico. Nel Sud privilegio ed ingiustizia si sono sedimentati nei secoli, assurgendo al rango di consuetudine. Oggi le opache abitudini meridionali contornano la politica romana. Così il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha ordinato un’ispezione disciplinare nei riguardi dei magistrati di Potenza: rei d’importunare il salotto che conta nei settori chiave del paese. Per il 20 marzo 2008 è previsto l’arrivo a Potenza dei super ispettori romani (i cosiddetti 007 di via Arenula). Purtroppo Mastella non poteva nemmeno lontanamente immaginare che Woodcock da mesi monitorava nove parlamentari lucani. “E’ la fine della Mastella connection in Basilicata - ci spiega un funzionario della regione - dai tempi del terremoto le due lobby, la lucana e l’irpina, si sono accordate perché tutta la gestione politica della cosa pubblica rimanesse saldamente nelle loro mani. Se cade Mastella tutti i politici lucani, ex Dc legati al suo carro, scapperanno come topi verso Di Pietro, De Gregorio e Rotondi. Si mormora che, forse, Angelo Sansa potrebbe costituire la cosa bianca lucana, ereditando gli orfani dell’Udeur”. Intanto sono stati intercettati il ministro della Giustizia Clemente Mastella, il sottosegretario allo Sviluppo economico Filippo Bubbico (senatore Ds), i deputati Salvatore Margiotta (Margherita), Mauro Fabris (Udeur) e Paolo Del Mese (Udeur) ed i senatori Antonio Boccia (Margherita), Emilio Nicola Buccico (An), Giancarlo Pitelli (Forza Italia) e Stefano Cusumano (Udeur). Tutte intercettazioni legate all’indagine per presunti casi di corruzione nella sanità in Basilicata: inchiesta di cui è titolare il Pm Henry John Woodcock.“La sanità è una cosa seria - spiega il funzionario della regione - infatti se crollasse l’impalcatura democristiana di corruttele nella sanità, la reazione a catena provocherebbe la fuoriuscita di scheletri anche da altri armadi”. Non è un mistero che da oltre un decennio nessun magistrato riesca a mettere il naso negli Enti d’irrigazione, nei consorzi di bonifica, nell’Acquedotto pugliese ed in tutte quelle strutture che sembra offrano più cibo per politici che da bere alle campagne assetate. L’inchiesta di Potenza potrebbe far tremare la terra tra Campania e Puglia, con epicentro in Lucania, a Potenza. E questa volta chi s’è arricchito (anche politicamente) con il cataclisma di 28 anni fa, potrebbe perdere il trono. Tra gli assi nella manica di Woodcock ci sono dei verbali, per essere precisi le dichiarazioni dell’avvocato Nunzio D’Angeri (console del Belize), che aveva raccontato alla polizia dell’incontro (nel ristorante romano “Il Bolognese”) tra l’agente delle modelle Lele Mora ed il Guardasigilli Clemente Mastella. Su quell’incontro s’è tanto favoleggiato, c’è stato persino chi ha ipotizzato una richiesta di Lele Mora a Mastella. Ma non possiamo credere che un ministro raccolga un “levami di torno quel giudice” dal primo uomo di spettacolo incontrato al ristorante: sarebbe come ammettere che sul governo pesa il fiato dei gestori di vallette.Le intercettazioni telefoniche risalgono al primo trimestre dello scorso anno, e Woodcock le vuole utilizzare. Per gli esponenti del mondo politico lucano è la fine d’un consociativismo ultraconsolidato. Nelle maglie di Woodcock sono finiti Vito De Filippo (presidente della Regione Basilicata), Antonio Potenza (attuale assessore regionale alla sanità ed ex senatore dell’Udeur), Michele Cannizzaro (ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, la più grande della Basilicata) ed Attilio Nunziata (direttore generale della Asl di Potenza). L’indagine era decollata per il contenuto d’una telefonata del marzo scorso, tra Mastella ed il presidente della Regione Basilicata De Filippo: nella conversazione il Guardasigilli chiedeva al governatore lucano le dimissioni di Cannizzaro dalla direzione generale dell’azienda ospedaliera San Carlo. Motivo? La moglie di Cannizzaro (il magistrato Felicia Genovese) era coinvolta nell’inchiesta giudiziaria “toghe lucane”, condotta dal pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Poi in un’altra telefonata si chiede ad un senatore un intervento in una “commissione di vigilanza” e l’assegnazione di alcuni incarichi pubblici, nomine di alcuni commissari e subcommissari in enti pubblici e fondazioni, e poi sollecitazioni per la “sistemazione” di alcuni disoccupati. Insomma l’Italia che non cambia e si ripete, l’Italia dei vicerè. Leonardo Sciascia scrisse nel 1977 su Repubblica che da ragazzo aveva letto “I Vicerè” di Federico De Roberto. Per Sciascia “I Vicerè” erano ancora attuali, “personaggi, situazioni, per dirla con una espressione di Ortega, di democrazia ottica”.Che in Woodcock s’annidi un senso d’indignazione nei riguardi della “democrazia ottica”? Un po’ come in William Galt (pseudonimo inglese di Natoli) che nei suoi Beati Paoli rivelava la voglia di riscatto, di affrancamento dalla sudditanza, dei siciliani (anche loro gente del Sud). Forse Woodcock come Galt spera si possa generare l’indignazione.

mercoledì 9 gennaio 2008

EURORICATTO DA 800 MILIONI DI EURO

viaggio nell'ecatombe rifiuti

di Ruggiero Capone

“Se l’Unione europea non ci da 800 milioni di euro sommergiamo tutto con l’immondizia - racconta un dipendente della Regione Campania - è questo il contenuto del ricatto fatto dai politici locali all’Ue”. 800 milioni di euro, l’appalto pubblico più grande d’Europa, e le giunte campane (Regione, province e comuni) vorrebbero gestire tutti questi soldi con le proprie mani e, certamente, con la benedizione della camorra. Così a Bruxelles e Strasburgo s’è accesa la lampadina rossa: “l’Europa non accetta ricatti”, parola di Stavros Dimas (commissario Ue all’ambiente). “Il braccio di ferro sugli 800 milioni di euro dura da circa un anno - racconta il dirigente regionale - ora la corda s’è spezzata. E perché l’Ue non può accettare che pulire Napoli e la Campania costi il triplo di Parigi e Berlino messe insieme. Così oggi dall’Europa ci dicono: non toccate più nulla, non permettetevi di portare via nemmeno un sacchetto d’immondizia, e perché ci costate troppo. Napoli, la Campania, il Cilento, la Costiera ed i Monti Lattari sono patrimonio dell’umanità, così l’Ue, ascoltato il parere dell’Unesco sui beni d’interesse mondiale, ha deciso di procedere al commissariamento europeo della nettezza urbana di Napoli e dintorni. In pratica - commenta il dirigente - francesi, tedeschi, belgi ed austriaci puliranno Napoli e diffideranno i napoletani non solo dallo sporcare ma anche dal pulire. Sono decisi a non farci più amministrare nemmeno un centesimo per l’immondizia. Ci vogliono trattare come handicappati, incapaci di pulire dove sporchiamo”.Intanto il centro di Napoli è presidiato dalle forze di polizia. “Controlliamo – dice un vigile urbano – dobbiamo scongiurare eventuali trasbordi d’immondizia, anche sacchetti singoli, che potrebbero essere riversati da qualche malintenzionato delle periferie nei cassonetti del centro”. D’un botto l’accerchiamento. Un signore sulla sessantina parcheggia una vecchia Opel davanti ai cassonetti verdi di via Caracciolo. Credendo di non essere osservato, apre un cassonetto ed inizia a scaricarci dentro una decina di sacchetti. “Fermo - intima la Polizia - documenti!”. L’uomo viene subito arrestato, certamente condotto in commissariato. L’ordine del Prefetto Pansa è perentorio, pugno di ferro con chi infrange le regole sui sacchetti d’immondizia. Ma stranamente la pulizia del centro, dove risiedono le personalità cittadine, è regolarmente svolta, ed anche più volte al giorno. Di fronte alla Marina si scambiano quattro chiacchiere col Mago del Vesuvio, venuto da Torre Annunziata (vive in una antica casa sulle pendici del vulcano) fino nel centro di Napoli per farsi intervistare. “Immondizia è 40 - spiega il Mago - che nella smorfia significa ammucchiata. Ma c’è pure 9, cattiva organizzazione. Bassolino e Jervolino fanno 26, difficoltà professionali. Poi c’è 21, gravi contrarietà”. Ma il Mago non s’accorge d’essere ascoltato dal Maghetto, erede del Mago di Arcella, nemico giurato del Mago del Vesuvio. “Ma che vai dicendo - esclama il Maghetto -, immondizie fa 7 e poi c’è il 76, corri pericolo, e perché siamo in presenza d’una catastrofe, prevedo epidemie”. Intanto l’Unione europea tuona: “L’Ue non paga il pizzo di 800 milioni di euro: in Campania 40mila commercianti pagano il pizzo, il 7,2% delle imprese subisce estorsioni, 26mila commercianti sono vittime dell’usura”. Il rapporto dell’Ue parla chiaro: “Usura, racket, furti, truffe, contrabbando abusivismo, agromafia, giochi e scommesse, appalti e forniture, non manca nulla”. Il commissario Ue Stavros Dimas è adirato, il problema Campania è per l’Ue “emergenza globale”. E’ sbarcata a Strasburgo la storia di soldi, favori e porto d’armi rilasciati, grazie alle eccellenti informazioni della Prefettura, a camorristi. Ed a Bruxelles si parla di consulenze pilotate in Campania, di informazioni riservatissime acquisite grazie alla rete di amicizie e complicità all’interno del gruppo antimafia della prefettura di Caserta, del Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti, e del Palazzo di giustizia di Santa Maria Capua Vetere. E’ lo scenario dell’inchiesta dei pm napoletani Raffaele Cantone e Alessandro Milita sull’attività del Commissariato di governo sui rifiuti e sull’individuazione delle aree da adibire a discarica. Nessuno immaginava potesse incuriosire l’Unione europea. Michele Orsi (direttore generale di Ecoquattro, società a capitale misto a servizio del consorzio intercomunale Caserta 4), Ernesto Raio (viceprefetto, responsabile del settore amministrativo dell’ufficio di Governo di Caserta e capo di gabinetto di Corrado Catenacci), Salvatore Andreozzi (dipendente dell’ispettorato del lavoro di Caserta e componente del gruppo antimafia della prefettura) e un consulente esterno del Commissariato, sono indagati non soltanto per corruzione ma anche per rivelazione di segreti d’ufficio ed induzione allo stesso reato. Ipotesi investigative che sono a supporto dei quattro avvisi di garanzia notificati dalla Guardia di Finanza di Mondragone, delle perquisizioni e dell’acquisizione di atti e documenti. Ma c’è di più. Sotto osservazione ci sarebbero anche alcuni fascicoli processuali in carico alla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Gli investigatori, infatti, avrebbero chiesto informazioni circa l’esito di alcuni procedimenti penali sulla nomina dei consulenti. Tutti graditi alle giunte Bassolino e Jervolino. L’ipotesi di corruzione sarebbe relativa a regalie fatte da Orsi per ottenere notizie. Il tutto mentre su due fronti, quello di Napoli e quello di Santa Maria, si indaga sull’individuazione delle aree per le discariche, per l’assegnazione degli appalti e per lo smaltimento a ditte non sempre al di sopra di ogni sospetto. La Ecoquattro è tra queste: responsabile del personale, fino alla data del suo arresto, era quel Luigi Fragnoli figlio dell’attuale capozona di Mondragone. Le assunzioni, per altro, sarebbero state tutte pilotate dalla camorra (c’è l’inchiesta aperta dalla Dda). E poi c’è il caso Caserta, dove le indagini dell’Ue hanno scoperto la correlazione tra i tumori della popolazione e la cattiva gestione dei rifiuti. La relazione del Ctu, professor Salvatore De Rosa, ha confermato tutti gli elementi di allarme sull’impianto che sta avvelenando aria, terra e acqua a Caserta e in almeno tre comuni limitrofi (San Nicola La Strada, Maddaloni, San Marco Evangelista), dove vivono oltre 200 mila persone. E mentre a Napoli la popolazione insorge, nelle strade del casertano si accumulano i rifiuti che avrebbero dovuto essere smaltiti in fretta e con efficienza grazie alla discarica. Della situazione rifiuti a Caserta e della discarica a Lo Uttaro i maggiori responsabili (il commissario governativo Guido Bertolaso, poi sostituito da Pansa, il sindaco della città Nicodemo Petteruti, il presidente della Provincia Sandro De Franciscis) hanno preferito non parlare. La discarica a Lo Uttaro era stata addirittura indicata come “modello virtuoso” rispetto alla situazione regionale, ed inaugurata con un brindisi allo champagne. Intanto i rifiuti, a Caserta come altrove, sono lievitati. Il professor De Rosa ha potuto accertare che restano ignote le ragioni per cui è stato prescelto il sito Lo Uttaro, del resto non utilizzabile. Sono stati persino stanziati 70 mila euro per l’eliminazione di piante di alto fusto (del tutto inesistenti) e sono arrivati a stoccare immondizia fantasma. C’è inoltre la conferma che la nuova discarica (inutilizzabile) è andata a nascondere precedenti situazioni di abuso. Per farla breve sono stati spesi soldi pubblici veri per discariche fantasma. Giuseppe Messina, del comitato scientifico di Legambiente, tra i principali animatori del Comitato Emergenza Rifiuti, ha ricordato che “danni come quelli provocati attraverso Lo Uttaro alla falda freatica possono diramarsi per molte centinaia di chilometri e durare addirittura oltre un millennio”. Basta pensare che la discarica in oggetto è stata aperta a 400 metri da un albergo a 5 stelle, ed a 600 da un Policlinico e da quartieri densamente abitati. E mentre il Sindaco di Frattamaggiore, Francesco Russo, ha deciso di chiudere per l’emergenza rifiuti tutte le scuole dall’Ue piomba la mannaia su alberghi, ristoranti e negozi: per evitare epidemie il Comune di Napoli dovrà presto decidere sulla chiusura del 40 per cento delle attività di pubblica ricezione.