Hanno aggredito Enzo Fragalà, grazie al suo aiuto ho potuto scivere BR ESOTERICHE
Enzo Fragalà è un mio amico, e l’idea che potesse incorrere in aggressioni non m’ha sfiorato, nemmeno ai tempi delle commissioni Stragi e Mitrokin. Da quando non aveva più impegni parlamentari romani s’era nuovamente concentrato sulla professione legale. E’ un valido avvocato penalista, sempre disponibile con chi terrorizzato da aule di tribunale e condanne. I Carabinieri ipotizzano una spedizione punitiva per uccidere Enzo Fragalà. C’è da chiedersi chi mai possa desiderare la morte d’una persona la cui principale passione è l’insegnamento e la ricerca storica. Negli ultimi tempi era tutto preso dall’insegnamento, presso la Facoltà di Scienze Politiche di Palermo. Il sogno d’insegnare storia non lo aveva mai celato. Fin dai tempi della commissione Stragi cercava di convincermi a scrivere un libro sulle Brigate Rosse: secondo lui “ne scrivono solo i comunisti, e questo non va bene”. M’aveva telefonato un paio di giorni fa. “Ruggiero sono riuscito ad ottenere la sala gialla di Palazzo dei Normanni, è la sede giusta per discorrere a Palermo d’eversione, anni di Piombo, misteri legati allo spionaggio comunista”: verso fine novembre 2009 era stato editato il mio ultimo libro (Br esoteriche), contiene una bella prefazione di Enzo Fragalà (che tiene tanto l’opera venta presentata nella sua amata Sicilia). L’amicizia tra lo scrivente e Fragalà nasce dai comuni trascorsi politici. Entrambi missini, avevamo subito creduto al centro-destra (al Polo delle Libertà) fin dal 1994. Optammo per la linea di Pinuccio Tatarella piuttosto che seguire Pino Rauti. Ricordo che il primo incarico che ricevette Enzo alla Camera dei Deputati fu proprio come componente della “Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili”. Ben due legislature nella cosiddetta commissione “stragi”, e poi è stato il membro della commissione d’inchiesta sul “Dossier Mitrokin” che ha tenuto in scacco tutti gli ex Pci confluiti nei Ds. Ed in quel periodo c’era da temere attacchi. Soprattutto dopo che Enzo aveva ricostruito il caso Litvinenko per la Mitrokin. “Alexandr Litvinenko aveva un fratello in Italia - mi disse Fragalà - e tramite Litvninenko sappiamo che Romano Prodi è stato uomo di punta del Kgb in Italia”.
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L’eco della denuncia di Fragalà raggiungeva l’europarlamentare Gerard Batten che, ad aprile 2006, informava il Parlamento dell’Ue che “a Litvinenko era stato riferito dal generale Anatolij Vasil’ evi? Trominov che Romano Prodi era ’our man’ del Kgb in Italia, e che Litvinenko stesso aveva dato questa informazione a Scaramella”. Colui che Litvinenko avrebbe citato come fonte, il generale Trofimov, era stato assassinato con la moglie a raffiche di mitra. Il periodo a cavallo tra 2005 e 2007 era davvero caldo per Enzo che, quotidianamente, faceva in modo che ai giornali vicini al centro-destra non mancassero informazioni sullo spionaggio comunista in Italia. Poi puntualmente informava la Procura di Roma su chi avesse, dal dopoguerra fino al 1989, operato lo spionaggio nei ministeri per favorire l’Unione sovietica. Enzo era davvero esposto a denunce e minacce di extraparlamentari. Eppure non aveva mai temuto nemmeno i fiancheggiatori delle Brigate Rosse, nuove o vecchie. Ora emerge che è più pericoloso fare l’avvocato ed il consigliere comunale a Palermo, rispetto al maneggiare notizie sugli avvelenamenti da polonio-210. Mai alcuna minaccia aveva raggiunto Fragalà quando indagava sul sushi bar nel pressi di Piccadilly Circus o sul Pine Bar del Millenium Hotel a Grosvenor Square: i due locali dove potrebbe essere stato avvelenato Litvinenko. Invece l’ex deputato di An viene aggredito a Palermo, e forse nemmeno da un mafioso, visto che non sono state usate armi da fuoco. Spiacerebbe davvero apprendere che, autore di quel gesto, possa essere un pregiudicato da lui difeso. Corre obbligo rammentare che Fragalà (già membro della Commissione Giustizia della Camera) lavorava per rendere le carceri più umane. Ha sempre creduto che un carcere vessatorio fosse da evitare.
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Un giorno, discutendo col radicale Maurizio Turco della legge di “stabilizzazione” del 41 bis, Fragalà disse “Secondo me, la maggior parte dei parlamentari non hanno sufficienti informazioni sul ’pianeta-carceri’: è un mondo piuttosto estraneo alla cultura politica corrente, sono pochi i parlamentari che si occupano delle prigioni o che seguono effettivamente le vicende carcerarie. Per quel che riguarda il problema della ‘stabilizzazione’, non c’è dubbio che questa sia elemento ulteriormente negativo, in quanto scarica sui detenuti prerogative che sono di competenza dello Stato”. “Nel momento in cui lo Stato immagina un sistema vessatorio nei confronti di determinati detenuti - sostiene Enzo - alcuni in stato di custodia cautelare, finisce col mostrare il fianco a fondate critiche di fuoriuscita dal vero dettato interpretativo costituzionale”. Enzo è un garantista, così raccontava al radicale il caso di un imprenditore trapanese e dell’ex sindaco di Castelvetrano: “ erano accusati di gravi delitti di mafia, sottoposti al regime di 41 bis e assolti dopo due anni di custodia cautelare, i quali hanno chiesto risarcimenti miliardari allo Stato. Un’altra anomalia del 41 bis rimane il fatto che esso viene applicato non solo a condannati di mafia che si ritengono particolarmente pericolosi, ma anche a incensurati in custodia cautelare che poi vengono assolti. Quindi, non c’è dubbio che, facendo ricorso alla Corte di Strasburgo, questi poi ottengano la condanna dell’Italia”. Enzo è un una persona pulita, e lo sanno bene anche gli inquirenti. I Carabinieri dicono “Tutte le piste sono ancora valide anche se quella che conduce alla criminalita organizzata potrebbe perdere di peso con il trascorrere delle ore”. Ed anche se per qualcuno la pista politica non è percorribile, non è escluso che gli inquirenti stiano già rivoltando come calzini gli eventuali nemici di Enzo nel sistema palermitano.
giovedì 25 febbraio 2010
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